Il Ferdinando tra musica e parole


Il seminario di CARLO DE NONNO ha inaugurato le iniziative della Federico II nel trentennale della scomparsa di Ruccello (vedi VIDEOdopo una introduzione del Prof. De Vivo, Carlo de Nonno parla del suo lungo sodalizio umano e professionale con il drammaturgo stabiese, e in particolare della composizione delle musiche originali per Ferdinando, la celebre commedia di Ruccello che lo consacrò tra i maggiori autori teatrali contemporanei).

Il Ferdinando tra musica e parole è il titolo del seminario dedicato al capolavoro di Annibale Ruccello che Carlo de Nonno, musicista e stretto collaboratore del drammaturgo stabiese, ha tenuto all’Università Federico II di Napoli, il 13 maggio 2016, nell’ambito delle attività del Master di Drammaturgia e Cinematografia, coordinato dal Professor Pasquale Sabbatino.

«La figura di Annibale Ruccello – ha ricordato il Prorettore della Federico II, Arturo De Vivo – sarà al centro di una serie di iniziative promosse dall’ateneo e curate dal professor Sabbatino, per celebrare il trentennale della scomparsa di questo straordinario autore, laureatosi tra l’altro proprio nella nostra Università».

Il seminario è stato dunque la prima tappa di un ciclo di manifestazioni che si terranno tra il 2016 e il 2017 e che prevede, tra l’altro, nella seconda metà dell’anno, il proseguimento del ciclo seminariale e un convegno di studi presieduto da un Comitato Scientifico Internazionale.

Davanti a un vivace pubblico di masterizzandi, operatori teatrali e compagni di viaggio di Annibale (tra cui il coautore delle prime opere, Lello Guida, intervenuto successivamente al dibattito e ospite del prossimo incontro seminariale) de Nonno ha guidato i partecipanti in un vero e proprio viaggio nel sottotesto musicale di Ferdinando, unanimemente considerato un’opera di svolta nella storia del teatro italiano ed europeo del Novecento.

La pièce, si ricorderà, mette in primo piano la baronessa filoborbonica Clotilde Lucanigro e il tramonto delle sue illusioni amorose e politiche ad opera del giovane impostore Ferdinando, l’«ospite inatteso» che, come il Terence Stamp del pasoliniano Teorema, sconvolge le vite dei personaggi che si muovono nella villa della nobildonna, cioè la cugina-serva Gesualda e il prete dalle mire ambigue, don Catello.

«Aver condiviso un lungo, ma troppo breve, tratto di vita con Annibale non è stata soltanto un’esperienza umana di rara intensità e di invalutabile significato ma anche una continua palestra di arricchimento professionale e artistico» - ha dichiarato de Nonno - «Mai visto un uomo di teatro vivere così in simbiosi con la musica, voglio dire, un autore la cui scrittura fosse così intimamente intrecciata, nell’atto stesso di prodursi, con l’idea e la suggestione musicale. Da questa punto di vista Ferdinando è davvero la sua opera somma».

 
Carlo de Nonno
 
Così, muovendosi nel pastiche di citazioni letterarie, cinematografiche, teatrali, tipico del gusto postmoderno che caratterizza la scrittura ruccelliana, il musicista ha illustrato come il sottotesto musicale del Ferdinando si affidi a un unico motivo conduttore formato dal concertarsi di quattro temi portanti, ciascuno abbinato a una voce e a uno strumento, che corrispondono a ognuno dei quattro personaggi dell’opera.
 

«Ferdinando» – ha spiegato de Nonno – «è un tenore e un clarinetto. Il tenore infatti è una voce costruita, ‘falsa’ se così si può dire, la più adatta ad esprimere la sfrontatezza di  questo personaggio e il clarinetto ne è il contraltare perché è comunque uno strumento molto esposto, melodico. Clotilde è un soprano, con la sua voce forte di donna appassionata che vive l’amore con tutto lo slancio di cui è capace, e un flauto, uno strumento molto femminile con tessitura melodica. Gesualda è un contralto: il contralto è una voce in un certo senso ‘oscura’, non forte, un po’ come la figura della cugina di Clotilde che sembra vivere nell’ombra, tutta chiusa in sé. Ma è anche l’unico personaggio che nella parte musicale canta in napoletano, aggiungendo in tal modo un colore particolare. Don Catello è un basso. Il basso riesce ad esprimere l’aspetto drammatico ma in qualche misura anche ‘comico’ del personaggio. Il contralto è associato a uno strumento mediano, la viola, e il basso a uno strumento profondo, il violoncello».

Linguaggio verbale, visivo e sonoro si fondono dunque nel Ferdinando, un testo di  rara bellezza che racchiude tutta la forza espressiva e la capacità innovatrice di Annibale Ruccello, un protagonista della scena italiana tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80 sul quale oggi più che mai è importante riaccendere le luci di un approfondito dibattito critico ed esegetico.

(da www.ilcorrierino.com)